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Andrea Daprati scrive: «L’uomo con il cane ha una magia tutta sua. …Un uomo e un cane stretti in un’alleanza indissolubile… che vivono un’avventura sempre uguale nei secoli, ma ogni volta rinnovata dalla smania di ritrovamento di una preda che ha il sapore del gesto compiuto, dell’epilogo, il cui profumo la rende unica e impareggiabile: il tartufo.» Si dice che quest’alleanza abbia avuto inizio intorno al 1380, data in cui i Principi di Acaia fecero dono a Bona di Borbone dei tartufi piemontesi, usanza che fu in seguito mantenuta dai Savoia.
Se la razza Lagotto può fare la differenza con le altre razze nei primi quattro anni, tale differenza sarà appiattita e annullata negli anni che verranno, dove non sarà più la razza o gli incroci di prima generazione o le selezioni avviate dagli allevatori a stabilire qual e il migliore, poiché tutti, se ben addestrati, saranno più o meno su uno stesso livello, tutti tranne uno, quello che ricorderemo sempre, quello che la genetica e la casualità hanno voluto premiare regalandogli un poco più d’intelligenza degli altri, un poco più di fiuto, un poco più di resistenza, di cerca, di obbedienza, di passione, di temperamento, insomma, non una razza, ma un individuo. Ecco perché il Lagotto è un ottimo cane da tartufi, ma anche tanti altri: perché la vera differenza la fa sempre il singolo.
Per i tartufai non esiste il “cane da tartufo”, né una razza che possa impunemente fregiarsi di tale titolo, ma piuttosto un individuo che racchiude in sé i tentativi di plasmare insieme le singole componenti qualitative che meglio il meticcio spinone-breton possono rappresentare la ricerca del tartufo.
Se l’equipaggiamento del cane si risolve in un buon fiuto, quello del tartufaio è più complesso; scarponi, un giubbotto con tasche per contenere i tesori trovati e una sorta di zappetta per aiutare i cani nello scavo e per prelevare il tartufo avvinghiato alle radici dell’albero. Una volta raccolto il tubero, il tartufaio deve provvedere a risistemare le zolle rimosse tanto per preservare il terreno e garantire la possibilità di una nuova fioritura, quanto per tenere segrete le zone di raccolta. Compito agevolato se la ricerca avviene nelle ore notturne. La raccolta del tartufo è definita da un calendario ben preciso stilato in base alle tipologie di tartufo e alle stagioni di crescita. Tutti i tartufai devono essere in possesso del tesserino rilasciato dalla Regione attraverso un esame di idoneità.